domenica 26 novembre 2006

Verbaud

"Questo è il panorama Underground...". Così dice Fabrizio Benincasa, batterista dei Verbaud, entrando nel locale in cui si esibirà tra qualche ora con in braccio buona parte della sua batteria. Il tono non è rassegnato nè esasperato, Fabrizio scende semplicemente i gradini ed entra nel Napul@, trasportando con le sue mani il suo strumento.
Per quanto le parole possano esprimere i sentimenti e le perplessità che quest'ambiente porta con se, quell'immagine basterebbe a spiegare tanto, forse più delle parole stesse.

I Verbaud nascono nel settembre 2001 e dopo l'autoproduzione di un album e la partecipazione a numerosi concorsi hanno raggiunto un sound particolare, ben curato e di notevole impatto.
Come ogni band hanno cambiato musicisti e strumentazione, ma gli intenti certamente sono rimasti invariati.

Entriamo nel Napul@ mentre i due gruppi che stasera accompagnano i verbaud, Goya e Rossocenere, procedono con il soundcheck. Spiegare come appare un locale durante un soundcheck è piuttosto difficile. L'atmosfera è quasi annebbiata, i suoni distorti sembrano squarciare l'aria. E' un momento intimo, in cui la band si relazione con il luogo, cerca l'assetto ed il suono giusto. Unico pubblico qualche curioso e la sala vuota.

Rispondono alle mie domande Dario e Vittorio, rispettivamente chitarra e voce del gruppo. Ogni tanto si avvicina al tavolo anche Roberto, altro chitarrista della band. A vedere come lo tengono a distanza suppongo che abbia la lingua piuttosto tagliente.

Da una visuale interna come appare il panorama Undreground napoletano?
Dario: "La scena è piuttosto limitante. Oserei dire che non riesce a sostenere nè i gruppi validi nè quelli che considero non validi. Riguardo a noi, beh, i Verbaud non si ritengono alternativi. Nel senso che non riusciamo a riconoscerci a pieno nel fenomeno Underground..."

Vittorio: "Fuori Napoli mi sembra che non sia così. L'esperienza personale ci ha mostrato fuori dal contesto partenopeo una cultura più affine al nostro gusto e alle nostre scelte , sia musicali che artistiche."

Limitante è anche il rapporto tra i gruppi stessi?
Vittorio: "Non più di quanto sia limitante tra persone che fequentano uno stesso ambiente. Simpatie ed antipatie, niente di più."

Dario: "La collaborazione è quasi assente. Però sento di dover giustificare questa situazione con la mancanza di possibilità."

Una vostra collega, in una precedente intervista, mi diceva che forse un coordinatore potesse cambiare la sitiuazione... (Vedi Blog Note 2)
Vittorio: "Un cordinatore finirebbe col fare il proprio interesse...quello economico."

Vi sentite parte di un genere? Vi riconoscete in qualche filone musicale?
Dario: "Non credo di riuscire a rispondere a questa domanda. Però posso dirti che i Verbaud sono molto legati alla forma canzone. Queste canzoni però non sono vestite come un prodotto mainstream, ma nascono sempre da una sperimentazione del pop. Ovviamente vogliamo portare la nostra musica al maggior numero di persone possibile e soprattutto dire qualcosa di nuovo.

Roberto: "Scusami, volevo aggiungere qualcosa sul panorama underground. Il reale motivo per cui ne facciamo parte è che ci rivolgiamo ad un pubblico pessimo. Un pubblico che ritengo sia peggiore dei ragazzini che ascoltano tutto ciò che i media impongono. E' un pubblico che spesso si lancia nei locali non interessato alla musica, ma solo per respirare un po' d'aria alternativa."

E riguardo alle vostre ispirazioni?
Dario: "Ci lasciamo ispirare da tutto ciò che ci circonda, ovviamente anche da ciò che non condividiamo. Musicalmente la maggior influenza è quella dei Beatles del secondo periodo, principalmente per l'approccio eclettico che avevano alla musica. Un atteggiamento che proviamo a sviluppare da quando la band si è formata. Punto essenziale è la mancanza di vergogna nello sperimentare."

Voi tra l'altro avete anche gia prodotto un lavoro: Guggenheim. Come vi relazionate al vostro primo album?
Vittorio: "E' un prodotto fatto in casa. Partendo dalle registrazioni fino ad arrivare alla produzione. Fatto in casa vuol dire che è stato creato completamente da noi. Ovviamente ci rendiamo conto della presenza di alcune imperfezioni, potrebbe essere notevolmente migliorato. Ma è un prodotto che sentiamo completamente nostro.

Cosa ne pensate delle cover band?
Dario: "Non condividiamo la scelta di chi suona esclusivamente in una cover band..."

E come reagite al fatto che spesso le cover band hanno più successo di gruppi che da anni portano in giro il proprio repertorio?
Dario: "Io personalmente non apprezzo chi ha successo grazie al successo di qualcun altro. La cosa peggiore è che ciò viene spacciato per arte. Una cover band non potrà mai andare oltre un certo punto. Ovviamente se vuoi diventare Cover Band ufficiale questo discorso non vale..."

Il momento passato che ricordate con più gioia?
Vittorio: "A Fano, abbiamo respirato un po' di successo. Scesi dal palco la gente ci ha chiesto informazioni..."

Dario: "Ci hanno offerto da bere..."

Vittorio: "Ci siamo sentiti delle star."

E il futuro?
Dario: "Ovviamente non ci fermiamo. La prossima data è il 28 Dicembre al Duel Beat, con La Strada e Quasar."

Potete trovare informazioni sulla band sul loro sito ufficiale www.verbaud.com.

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