di Alessio Strazzullo
Fino a pochi giorni fa si chiamavano "Goya", ora hanno cambiato il loro nome in "Le strisce".
In onore, dicono, dell'ultima grande rivoluzione Rock che ha invaso abiti e tutto ciò che ci circonda.
Sapevo ancor prima di intervistarli che da loro mi sarei dovuto aspettare tutto. Anche un'eccessiva sicurezza e sfrontatezza, ironia al vetriolo e riferimenti non sempre celati dietro false apparenze. Si presentano in tutta la loro sincerità, privi di scrupoli e con quell'arroganza di chi afferma le proprie intenzioni senza mezzi termini.
Davide Petrella, voce ed ideatore dei pezzi parla della band:
"Il nostro intento è far ascoltare un po' di Rock, genere ormai scomparso del tutto in Italia. La nostra musica è sempre uguale, non facciamo nessuno sforzo creativo per farla venire fuori. Non ci facciamo influenzare, scopiazziamo i gruppi che preferiamo, principalmente quelli inglesi."
A tale affermazione guardo gli altri due intervistati, i due chitarristi della band, Andrea Pasqualini ed Enrico Pizzuti.
Non vedendoli contrariati capisco che condividono le idee del proprio cantante e che soprattutto, Davide non scherza con le sue affermazioni.
"Non c'è alcun tipo di forzatura, solo spontaneità. Abbiamo un approccio molto ludico alla musica, se poi aggiungiamo il fatto che scrivo i migliori testi di Napoli il gioco è fatto. "
Andrea prende la parola: "Prima non era così... negli ultimi sei mesi l'approccio è cambiato totalmente...", subito seguito da Enrico: "Abbiamo deciso di ridurre al minimo le nostre composizioni, di limare piuttosto che aggiungere. In Italia e soprattutto a Napoli manca l'originalità perchè tutti si sforzano per produrla, non capendo che forse è l'unica cosa che non può essere prodotta."
"Le Strisce" sono tra i pochi gruppi che hanno esplicitamente dichiarato il genere a cui credono di appartenere. A proposito di Rock, Davide continua: "Il Rock in Italia, se posso correggermi, non è mai esistito. Le nostre principali ispirazioni vengono dall'Inghilterra. Dai Beatles in poi tutto ciò che è inglese entra a far parte del nostro background. Riguardo agli interessi che mi spingono a scrivere mi sento di dire che provengono da tutto ciò che faccio durante la giornata. Soprattutto da ciò che leggo. L'intento è provare a creare qualcosa di nuovo, infatti nel nostro repertorio non esistono canzoni d'amore o filopolitiche, sono cose che non ci interessano. "
Anche l'argomento "rapporti tra band" viene affrontato con la più totale sincerità:
"Mah, ti dirò, non ci sono gruppi che apprezziamo particolarmente. Mi preme dirti che a mio avviso molti dovrebbero imparare a scrivere testi come noi, e qualche cane anche a cantare...".
Ad Enrico il compito di addolcire le affermazioni di Davide : "Dipende da ciò che ti ho gia detto prima, tutti cercano di sperimentare forzando un po' troppo le proprie possibilità...".
Davide però lo interrompe prontamente: "Ma perchè sperimentare quando si può tranquillamente copiare?".
Perchè musicalmente l'inghilterra sarebbe così avanzata?
Mi risponde Andrea: "In Inghilterra tutti i gruppi che riescono a sfondare sono molto validi. Ogni nuova produzione è un successone, e soprattutto, musicalmente più che accettabile. In Italia, e ancor di più a Napoli, questo non esiste affatto. A volte metto in discussione non soltanto le etichette discografiche, ma anche il valore delle stesse band."
Al momento "Le Strisce" sono impegnati nelle rifiniture del loro Demo, che dicono sarà pronto a breve.
A vostra totale discrezione la scelta di accettare o non accettare l'ultimo appello della band:
"La musica italiana ha bisogno di "Le Strisce". Possiamo portare una ventata di Rock nel panorama italiano. E poi come ti ho detto...crediamo di essere il miglior gruppo di Napoli..."
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