di Antonio Lieto
Questa rubrica è dedicata all'analisi delle dinamiche del consenso messe in moto nell'ambito della comunicazione persuasiva. Parleremo, quindi, di comunicazione politica, pubblicitaria, interpersonale. Cioè di tutte quelle forme di comunicazione in cui ci sia un emittente che abbia come obiettivo quello di convincere delle proprie tesi uno o più destinatari.
Intendiamoci: questo non sarà un spazio in cui si daranno ricette con le quali poter cucinare a piacimento gli interlocutori di turno (consumatori, elettori, mogli incavolate ecc). L'idea di onnipotenza della comunicazione persuasiva, infatti, figlia del behaviorismo psicologico e di un'epoca storico-politica in cui la propaganda dei regimi totalitari sembrava in grado di devastanti capacità manipolatorie, oggi, anche in virtù dei risultati riportati dall'evoluzione degli studi di psicologia e di comunicazione, appare del tutto anacronistica (oltre che a-scientifica).
Cosa si propone, dunque, questa rubrica? Essenzialmente tre cose:
1. analizzare le tecniche argomentative utilizzate nell'ambito della comunicazione persuasiva. Ci si chiederà, cioè, di volta in volta: la strategia comunicativa utilizzata in questo messaggio è efficace? Oppure l'utilizzo di altre tecniche argomentative avrebbe potuto accrescere il livello di efficacia persuasiva (e, di conseguenza, le probabilità di successo) del messaggio veicolato?
2. evidenziare quali sono le nuove declinazioni della persuasione nell'ipertecnologico mondo del terzo millennio. Cosa è cambiato nella costruzione del messaggio persuasivo nel passaggio dalladvertising alle-advertising? E nel passaggio dalla tradizionale propaganda politica alla videopolitica?
3. approfondire il rapporto tra Etica e Persuasione. In quest?ottica la prima domanda da porsi è: è giusto tentare di influenzare altre persone per perseguire i propri obiettivi? Probabilmente Oscar Wilde avrebbe risposto negativamente ad una domanda del genere. Un altro elemento da considerare, infine, è il seguente: una delle tecniche più efficaci di persuasione è l?inganno menzognero.
Mentire non significa necessariamente dire il falso. Può significare anche non dire tutta la verità (mentre scrivo penso ai discorsi politici: di solito nessuno dice il falso ma, al contempo, nessuno dice tutta la verità) . Ebbene quale è, in questo caso, il ruolo dei professionisti della comunicazione? Quale è la retorica degna del comunicatore? E' quella mendace? O quella che si pone sotto il segno della Verità e che, come dice Platone nel Fedro, ?con le sue ragioni si accattiverebbe gli stessi dei? ? E, inoltre, un comunicatore che non mente ma non riesce ad essere convincente con le sue argomentazioni veritiere può essere definito perdente?
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