di Alessio Strazzullo
"Essere Underground è uno stato che ci piacerebbe superare, speriamo che sia temporaneo".
Così esordiscono i Rossocenere, che a mio avviso, oltre ad avere un bellissimo nome, sono anche tra le più particolari proposte dell'ambiente. Particolari nel loro essere dediti alla ricerca di una semplicità portatrice di messaggi importanti, quella semplicità che mi piace definire “ricercata”. Il particolare quindi che diventa contesto, la musica che diventa veicolo di un concetto.
Non a caso amano paragonare le loro scelte a chi aveva fatto della semplicità il proprio registro espressivo, a scrittori quali Salinger, Carver e a registi come Altman, che come spiega Cesare, bassista della band, sapevano essere comunicativi senza aver bisogno di ciò che viene comunemente chiamato ermetismo.
“Siamo indubbiamente ispirati dalla musica pop. Questo genere però deve essere inteso nella sua accezione di più ampio respiro: tutto ciò che arriva a molti ma che non viene schiacciato nel commerciale. Dai Beatles a Battisti, arrivando a toccare qualsiasi artista che abbia voluto portare il proprio messaggio ad un grande pubblico.”
Parlando con loro mi rendo conto che ogni componente di un gruppo, sebbene sia perfettamente inserito in esso, guarda alla musica con il suo occhio personale. Ciò che non mi era stato detto da altri, ciò che era stato omesso e di cui però avevo il sentore, mi viene detto esplicitamente da Giancarlo, cantante e chitarrista della band: “In una band si cammina su un duplice binario. Ciò che si vorrebbe diventare con la band e ciò che invece si diventerà nella vita. Per ora è quello che capita a noi...”.
Questa duplice via non deve essere confusa con la nota dicotomia “Passione” e “Lavoro”. No, perché un musicista può fare di questa sua passione un lavoro effettivo. La duplice via va considerata per chi ha intenzione di seguire quel particolare sogno che è il successo di una band, di più persone che lavorano per lo stesso obiettivo, pur tenendo conto delle differenze personali. Suonare bene purtroppo o per fortuna non basta.
“L'unica soluzione...” continua Giancarlo, “...E' trovare una terza via. Una via di fuga da questo binario, ovviamente che non sia una via di mezzo...”.
L'esperienza dei Rossocenere permette di entrare nel vivo del discorso e analizzare nel particolare questo mondo sommerso. Cesare dice di avere difficoltà nel riconoscere una vera e propria scena, che non vede, nel bene e nel male, gruppi che perseguono lo stesso obiettivo. “Anni fa a Roma si è creata una delle scene più importanti che l'Italia abbia mai visto. Ne sono venuti fuori artisti come Daniele Silvestri, Nicolò Fabi e Max Gazzè. Ma qui si combatte una guerra tra poveri, si crea la gelosia anche sui contatti discografici, non c'è collaborazione...”
In effetti più vado avanti (o sarebbe il caso di dire vado a fondo?) nell'ambiente, più mi accorgo di quanto sia variegato, complicato, privo di qualsiasi controllo. Lo stupore per la mancanza di controllo in un fenomeno così grande è scontato. Così come è scontato l'unico vero mezzo di controllo della musica: Il successo. Decretato, ancor prima che dal pubblico, dalle più comuni forme di diffusione.
Qui entrano in gioco i nuovi metodi di comunicazione, tra cui quello più importante. Così, come dicono Massimiliano e Lorenzo, chitarrista e batterista della band, internet per i Rossocenere è stato fondamentale. “Nonostante la preoccupazione dovuta all'espansione del fenomeno della musica in rete, noi dobbiamo molto ad Internet. Grazie alla rete e alla possibilità di far ascoltare gratuitamente i nostri brani abbiamo un seguito...”
Che internet abbia il potere di abbattere l'ultimo vero ostacolo dell'Underground?
Per il momento altro non posso fare che consigliare la musica dei Rossocenere e di andare a vederli dal vivo.
Tutte le informazioni le trovate sul loro sito ufficiale www.rossocenere.it.